Ascolto il silenzio.
Disperatamente tento di stendere
pietosi teli di vita colorata,
a contrastare quasi con pudore
l’assenza di cromie dei grigi giganti sventrati.
Smarrite le tracce di antichi splendori
ecco l’eco lontana dei giorni di prima,
le voci i dolori le gioie, lo scorrere del tempo
e i giochi dei bambini, persino il rumore del traffico.
Malefico incantesimo.
Deserte vie delimitate da montagne di macerie,
contorti ferri come mani protese a chiedere aiuto.
Schiacciati dalla ribelle natura.
Fatiche. Sogni. Progetti.
E ti senti impotente. Inerme.
Un urlo. Silenzioso.
Un orsacchiotto, una scarpa di donna,
un libro sfogliato da un gelido vento,
armadi vuoti, tavoli, sedie,
usci che conducono all’inferno,
quadri su ciò che resta di pareti squarciate
dal delirio della Terra.
Prendono forma prospettive di folle architettura
create dalla mente di un perfido demone.
Sarà il sorriso di bimbo al canto di una madre
a fendere nubi, sarà varco a un raggio di sole.
Tratta dal libro “Il silenzio è una formica”- Sillabe di sale Editore